LoRa tecnologia

LoRa tecnologia per le fabbriche intelligenti: una grande novità nel 2023

Grazie alla tecnologia IoTInternet of Things, nel tempo si sono affermati diversi strumenti oggi molto utilizzati come il Wi-Fi e il Bluetooth. Un altro mezzo di comunicazione proveniente dall’ambito IoT è LoRa tecnologia di nuovo livello. In particolare, LoRa (abbreviazione di LOng RAnge) è un sistema di comunicazione wireless che può distribuire piccole quantità di dati in ampie aree. È molto diffuso, infatti, negli ambiti di applicazione a lunga distanza e bassa potenza. Si tratta di una tecnologia altamente sensibile, che può essere identificata anche in presenza di segnale debole, e consente di raggiungere una distanza maggiore.

Secondo i dati rilevati da Statista, le connessioni LoRa raggiungeranno i 730 milioni nel 2023, rispetto ai 470 milioni del 2022. Questo evidenzia la sua importanza per le industrie IoT anche per il prossimo anno.

      1. Reti LoRa

I dispositivi e le reti LoRa, come la LoRaWAN, rendono possibili nuove applicazioni IoT per superare numerose sfide. Parliamo di gestione dell’energia e delle risorse naturali, controllo dell’inquinamento, efficienza delle infrastrutture, prevenzione dei disastri. I dispositivi LoRa contano centinaia di casi d’uso per le smart city, le case e gli edifici, le comunità, la logistica, l’agricoltura e altro ancora. Grazie a milioni di dispositivi connessi in giro per il mondo e in costante crescita, LoRa sta creando una rete sempre più intelligente.

      1. LoRa tecnologia intelligente: come funziona

Per la precisione, LoRa è una tecnica di modulazione wireless sviluppata da Semtech, derivante dalla tecnologia Chirp Spread Spectrum. I cosiddetti “impulsi chirp” sono utilizzati per codificare le informazioni mediante onde radio. La trasmissione modulata può essere ricevuta su varie distanze e resiste alle interruzioni.

Rispetto al WiFi, al Bluetooth o a ZigBee, i dati possono essere inviati a una distanza superiore. Per questo, LoRa è ottima per sensori e attuatori a basso consumo.

In merito al networking, LoRa rende possibile un approccio fisico al trasporto wireless, come un chip ricetrasmittente. Tuttavia, l’impossibilità di controllare il traffico per la raccolta dati e la gestione dei dispositivi endpoint genera la mancanza di protocolli di rete adeguati. Per questo è stata implementata LoRaWAN, nota anche come WAN a lungo raggio.

      1. Cos’è LoRaWAN?

La LoRa Alliance ha creato e gestisce LoRaWAN, uno standard aperto basato sul cloud che facilita la comunicazione tra dispositivi. LoRaWAN combina il networking con la tecnologia wireless LoRa e aggiunge funzioni di sicurezza (autenticazione nodi, crittografia dati). Lo scopo è collegare a Internet i dispositivi elettronici portatili in modalità wireless.

LoRaWAN è anche uno standard per un’integrazione più agevole tra dispositivi di fornitori diversi. Infatti, attualmente ci sono 181 operatori di rete LoRaWAN sparsi nel mondo. Secondo ABI Research, entro il 2026 LoRa rappresenterà più di 1/4 delle connessioni di rete LPWA, cosa che la renderebbe la principale tecnologia LPWA non cellulare.

      1. Come funziona LoRaWAN?

L’architettura LoRaWAN si costituisce di quattro elementi principali:

  • Nodi finali – dispositivi situati ai margini della rete

  • Gateway – connessioni che utilizzano un concentratore LoRa per raccogliere i dati dai nodi finali e inviarli al server di rete

  • Server di rete – l’application server che riceve tutti i dati del server Cloud LoRa

  • Server di applicazione (o application server) – per interpretare visivamente o analiticamente i dati.

LoRa tecnologia

 

LoRa Tecnologia indispensabile per fabbriche intelligenti

Le fabbriche intelligenti si basano sui dati per gestire le strutture, i processi ed eventuali criticità. Questo avviene mediante reti interconnesse di macchine, dispositivi e strumenti di comunicazione. Anche LoRa e LoRaWAN possono rendere le smart factory più efficienti grazie alla loro lunga portata e basso consumo energetico. Vediamo ora in che modo LoRa può semplificare i processi lavorativi quotidiani.

  • Monitoraggio di beni e strutture

L’uso di telemetria e geolocalizzazione in una soluzione IoT industriale fornisce un quadro completo degli asset. Per gli ambienti IT, i sensori aumentano il monitoraggio degli spazi fisici. Per aumentare l’operatività, ridurre i furti e ottimizzare la logistica, i dati possono essere usati per tracciare gli asset e la loro posizione.

  • Monitoraggio ambientale

Alcuni fattori come la temperatura e l’umidità, lo stato di chiusura e apertura delle porte, l’illuminazione e l’occupazione possono essere misurati con i sensori LoRaWAN. I dati privati vengono recuperati dalla rete LoRaWAN e trasmessi a un sistema SCADA per l’archiviazione.

  • Automazione industriale

La connessione dei dati Modbus a una rete privata LoRaWAN può recuperare dati da asset remoti anche a chilometri di distanza mediante sensori intelligenti, che possono trovarsi dietro edifici, muri e altri oggetti solidi.

  • Gestione industriale intelligente

I sensori possono monitorare a distanza attrezzature e veicoli per effettuare test di corrente elettrica, letture di temperatura e contatori d’acqua, e analizzare il vapore di attrezzature pesanti (carrelli elevatori, camion, autocisterne).

  • Monitoraggio del livello di Co2

Grazie ai sensori di CO2 basati su LoRaWAN e LoRa, negli uffici e spazi di lavoro è possibile monitorare la ventilazione, garantire una sufficiente illuminazione, gestire il livello di rumore e migliorare altri elementi.

      1. I vantaggi della tecnologia LoRa per le fabbriche intelligenti

Ogni smart factory e impianto di produzione presenta esigenze diverse. Per questo, LoRa può essere ampliata per soddisfare vari progetti apportando vantaggi tra cui:

  • Aumento dell’efficacia operativa

  • Creazione di un luogo di lavoro più ottimale

  • Mantenimento di basse emissioni di carbonio

  • Risparmio di costi e di energia

  • Riconoscimento di potenziali difetti e rischi.

  • Massimizzare l’uso del personale e delle risorse.

Vantaggi di LoRaWAN per le fabbriche

In merito alla rete LoRa, invece, i principali vantaggi sono costituiti da:

  • Portata di trasmissione maggiore

  • Basso consumo energetico

  • Basso costo

  • Configurazione remota

  • Raccolta dati wireless senza cavi

  • Tolleranza della latenza e intervallo di segnalazione suggerito.

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Tecnologia operativa, cybersecurity per l’OT nel 2023: i trend del settore da tenere d’occhio nel settore dell’Operational technology

Circa dieci anni fa, gli strumenti di rilevamento intrusioni e anomalie relativi alla tecnologia operativa (OT) e agli ICS (sistemi di controllo industriale) erano agli inizi. Attualmente il mercato si sta espandendo sempre di più, sviluppando soluzioni molto più avanzate.

Questo perché il settore delle operations non è in grado di concedere lunghi tempi d’inattività. Per fare un esempio: le infrastrutture critiche, l’industria produttiva e le strutture iperconnesse rappresentano ottimi bersagli per i criminali informatici.

Tecnologia operativa: il proof of concept

Infatti, prima il cosiddetto “proof of concept” (prova di fattibilità) consisteva nel garantire che il software per gli ambienti di controllo industriale e di processo non avrebbe danneggiato sistemi e reti da proteggere.

Oggi, invece, la prova di fattibilità è diventata una competizione tra i migliori provider per dimostrare di comprendere più a fondo i sistemi OT-ICS e l’integrazione IT-IoT. Importanti sono anche il supporto di partnership e le strategie go-to-market, senza dimenticare l’applicazione orizzontale tra diversi settori.

L’IT e l’OT sono settori diversi con priorità differenti, eppure molte imprese dell’ambito cybersecurity, che si occupano già di IT, sono entrate anche nel mercato della cybersecurity OT. Gli esperti prevedono un grande aumento della competizione entro quest’anno. Trasformazione digitale, affidabilità, interoperabilità, governance e standard rimangono gli elementi che guidano il mercato.

tecnologia operativa

Fiducia e fattibilità non si escludono a vicenda

Nel 2022 è stata dimostrata la potenziale gravità di cyber attacchi sui processi industriali. Incontroller, infatti, ha previsto un attacco mirato, che tuttavia è stato scoperto prima di causare incidenti. Questo ha dato prova che investire nella cybersecurity per le attività industriali può generare un ROI effettivo. L’attacco di Incontroller è solo il quarto mirato ai sistemi di controllo industriale, e l’intervento di risposta ha richiesto fiducia e verifica di fattibilità tra il fornitore ICS e i team preposti alla sicurezza.

Negli USA, intanto, la CISA – Cybersecurity and Infrastructure Security Agency ha pubblicato linee-guida specifiche. Questo per migliorare il contributo di proprietari e operatori rispetto ai processi di regolamentazione e per il Cyber Incident Reporting for Critical Infrastructure Act (CIRCIA). Anche l’UE sta portando avanti due nuovi mandati che forniranno “un quadro giuridico aggiornato per rafforzare la resilienza fisica e informatica”.

Rafforzare la cybersecurity

Molti Paesi nel mondo stanno continuando a rafforzare le iniziative di cybersecurity. Addirittura, in caso di conflitti, vengono promosse operazioni ufficiali per raccogliere degli “eserciti di cyber volontari” che aiutano le nazioni a fronteggiarli.

Inoltre, il Modello di sicurezza Fiducia Zero (il cosiddetto “Zero Trust”, Sicurezza Senza Perimetri) ora è più complesso che mai, essendosi arricchito di numerose definizioni e meccanismi d’implementazione. Secondo la famosa “assume breach”, la sicurezza perimetrale è insufficiente per difendersi dalle moderne minacce informatiche. I principi di Zero Trust sono importantissimi, in quanto consentono di ridurre il tempo di permanenza e la gravità degli impatti potenziali.

Zero Trust potrebbe sembrare un semplice pacchetto di best practice, eppure per applicarlo occorre conoscere le tecnologie che interagiscono, cosa viene richiesto e come limitare l’accesso alle informazioni e al comando dei sistemi.

Premi assicurativi

Stando al CIAB – Council of Insurance Agents and Brokers, nel 2022 i premi assicurativi per la cybersecurity sono aumentati in media del 28% solo nella prima metà dell’anno.

E il NIST ha aggiornato le linee-guida per la gestione del rischio nella cybersecurity, sottolineando come i fattori di fiducia e sicurezza siano fondamentali nella tecnologia operativa. In merito alla cybersecurity industriale, nel 2022 maggiore attenzione è stata rivolta al monitoraggio per OT e ICS. Il monitoraggio continuo è quindi prioritario per la prevenzione e il rilevamento degli incidenti informatici.

Cosa ci attende

Oltre alla necessità di definire e implementare SBOM – Software Bill of Materials per eventuali crisi internazionali, non è facile individuare le nuove priorità in ambito OT e ICS. I dati, infatti, sono spesso privati, “distribuiti” o coperti da paywall. Il 2023, tuttavia, dovrebbe essere un anno di svolta, che richiederà investimenti nella cybersecurity per la prevenzione di potenziali recessioni. Queste, infatti, rischiano di aumentare la forza dei ransomware e aggravare le conseguenze dei tempi d’inattività o delle perdite.

1. La governance costituirà un nuovo precedente

Anche se finora standard e framework a livello governativo hanno adottato un approccio “a fisarmonica”, estendendosi per regolamentare tutte le infrastrutture critiche, una nuova direzione può produrre maggiore consapevolezza della situazione. Il governo USA, ad esempio, sta investendo pubblicando, inoltre, una direttiva vincolante sulla scoperta degli asset. E non solo, perché sta offrendo assistenza per l’implementazione della security con degli strumenti dedicati.

2. La condivisione delle informazioni assumerà più valore

Molti sono sfavorevoli all’aggregazione delle informazioni, eppure la condivisione delle informazioni richiede di attuare una condivisione in tempo reale dei dati già ai primi segnali di allarme.

È noto, infatti, che non posso esistere due attacchi identici ai sistemi OT-ICS, perciò è più difficile automatizzare le azioni di risposta. Questo significa che ogni organizzazione dovrà aspettare che si verifichi un attacco alle operations, o agli impianti di altre proprietà, per condividere firme, rilevamenti e informazioni. La condivisione d’informazioni si sposterà sempre più verso soluzioni inclusive, creative e proattive.

3. Fiducia e fattibilità per costruire soluzioni

Secondo il SANS – Report stato della cybersicurezza ICS-OT, promosso nel 2022 da Nozomi Networks, gli attori delle minacce nelle reti d’infrastrutture critiche sono apparsi competenti sulle componenti dei sistemi di controllo. In altri casi hanno mostrato, invece, la scarsa familiarità con la tecnologia operativa. Nel 2023, i cyber criminali potrebbero dimostrare di avere acquisito la capacità di modificare i sistemi OT e ICS nei settori critici.

Eppure, negli ambiti governativi e assicurativi, nei partenariati pubblico-privati e nelle relazioni internazionali c’è molta reticenza nell’investire sui settori produttivi e strutture iperconnesse. La fiducia e la fattibilità resteranno i pilastri della cybersecurity nell’OT. E gli stakeholder chiederanno prova di fiducia e fattibilità costante.

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veicoli aziendali

In che modo le tecnologie IoT possono supportare la gestione di veicoli aziendali e il recupero di carichi persi? Scopriamolo insieme

Oggi gran parte delle catene di fornitura, anche se supportata da veicoli aziendali, sta diventando sempre più complessa. Questa situazione equivale a nuove sfide con cui confrontarsi, rappresentate ad esempio dalle perdite di carichi dovute a errori e furti. In questi casi si verifica l’aumento dei costi e l’interruzione della fornitura.

Per fortuna, le soluzioni di tracciamento IoT contro la perdita e il furto di carichi sono studiate appositamente per queste problematiche. Vediamo in che modo operano e come far fronte a questi problemi.

Interruzione catena di fornitura: un danno che vale miliardi

Stando al rapporto FBI – UCR, le interruzioni nella catena di fornitura costano alle aziende statunitensi perdite fino a circa 30 mld di dollari all’anno. Solo una piccola parte di queste viene poi recuperata.

Un altro problema è costituito dai furti interni, complessi da rilevare e da gestire perché coinvolgono i dipendenti.

Inoltre, spese aggiuntive accompagnano le perdite e i furti dei carichi per la sostituzione delle attrezzature. Per non parlare della perdita in termini di tempistiche e ricavi persi a causa dei ritardi. Queste criticità non riguardano solo i risultati in termini di vendite, ma anche la competitività dell’azienda e la soddisfazione dei clienti.

Per questo si sta diffondendo in tutto il mondo la richiesta di sistemi di sicurezza sempre più sofisticati per sorvegliare i carichi dei veicoli aziendali e dei fornitori, e più in generale l’intera catena di fornitura.

IoT per la gestione di veicoli aziendali e carichi

È per fronteggiare rischi come questi che numerose aziende stanno adottando nuove tecnologie IoT. In questo modo, è possibile avere dati e analisi in tempo reale per spedizioni e trasporti.

Infatti, i nuovi dispositivi di tracciamento sono dotati di sensori intelligenti per rilevare la posizione, e possono analizzare anche movimento, inclinazione, luce e altro. Si tratta di un potenziale enorme che renderebbe la catena di fornitura più smart, in modo da snellire i processi e mettere tutti i veicoli e le merci al sicuro.

Alcuni sistemi di tracciamento uniscono perfino dispositivi a batteria con soluzioni software basate sul cloud, in grado di trasmettere dati sulla posizione e sulla situazione in tempo reale.

Queste precauzioni assicurano l’analisi completa della catena di fornitura, e aiutano non solo a ridurre i furti, ma anche ad aumentare le probabilità di recupero delle merci.

soluzioni iot, veicoli aziendali

Dispositivi di tracciamento per la catena di fornitura

I dispositivi di tracciamento GPS vengono impiegati per tracciare i beni di grande valore. Capaci di aggiornare in tempo reale sulla posizione delle merci in tutto il mondo, controllano che tutto si trovi al suo posto.

I sensori integrati in questi dispositivi, inoltre, offrono numerose altre applicazioni contro la perdita o il furto di merci:

  • Riconoscere eventi sospetti tramite la trasmissione di allarmi (avvisano se l’attrezzatura si muove quando non dovrebbe farlo, o se viene inclinata in modo sospetto)

  • Configurare una geozona (area geografica definita) per notificare quando i veicoli aziendali entrano o escono da una particolare zona

  • Configurare allarmi quando il dispositivo viene esposto alla luce, per capire se un ladro apre container o scatole contenenti merci preziose.

Recuperare attrezzature perse o rubate

Un grande vantaggio delle tecnologie IoT è costituito dal fatto che rendono più semplice ritrovare le attrezzature perse o rubate. E sono numerosi i casi concreti che lo dimostrano.

I dispositivi utilizzati contro i furti forniscono la posizione dei veicoli tramite GPS, per localizzare in modo più semplice l’avanzamento delle spedizioni. Inoltre, anche se i veicoli sotttratti sono nascosti in edifici o zone non coperta dal segnale GPS, questi dispositivi riescono a ritrovarli.

Esistono, infatti, radiofari per una ricerca di prossimità, che rendono gli strumenti IoT in grado di inviare segnali. Così possono essere rilevati e supportare le operazioni di recupero. Insomma, le tecnologie IoT forniscono innumerevli applicazioni anche nell’ambito della logistica, e posso fare davvero la differenza quando si tratta di proteggere e identificare veicoli aziendali e merci.

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trend 2023

La Commissione Europea accelera su green e digital, i Trend 2023, mediante la spinta su competenze, euro digitale, cybersicurezza e mobilità sostenibile

Sono due le transizioni attualmente in corso in Europa: stiamo parlando di quella digitale ed ecologica, che si confermano trend 2023 negli sforzi congiunti della Commissione Europea. Tuttavia, le azioni messe in campo per perseguire questi obiettivi devono essere calate nel contesto della situazione politico-economica internazionale.

Nel Programma di Lavoro 2023, adottato lo scorso 18 ottobre, sono elencate tutte le operazioni che l’UE prevede di realizzare nel nuovo anno. Questo documento intende informare tutti i cittadini e le istituzioni sui futuri impegni politici della Commissione. Impegni che includono nuove iniziative, il ritiro delle proposte in sospeso e il riesame delle normative in essere.

Gli obiettivi dell’Agenda 2023

In particolare, il programma si basa su alcuni obiettivi fondamentali: ottenere la neutralità climatica entro il 2050 e definire un futuro digitale, per rafforzare l’economia comunitaria e costruire un mercato prospero, rafforzando l’immagine dell’Europa nel mondo.

In totale, il programma contiene 43 nuove iniziative strategiche che coprono 6 obiettivi definiti dalla Presidente von der Leyen, e si fondano sulla lettera d’intenti del 2022. Si tratta di obiettivi ambiziosi, che intendono sia rispondere alle crisi che hanno colpito i cittadini europei, sia sostenere la transizione verde e digitale in corso.

La relazione finale della Conferenza inerente il Futuro dell’Europa ha poi sottolineato che occorre offrire soluzioni digitali accessibili, disponibili a tutti gli europei, per garantire che l’Europa diventi la forza in grado di guidare una trasformazione trasparente, sicura e più etica.

Trend 2023: Cybersecurity Skill Academy e altre iniziative

Tra le iniziative a supporto dell’Europa per l’era digitale c’è la promozione delle competenze per la cybersecurity. Per questo, nel terzo trimestre del 2023 sarà istituita l’accademia denominata Cybersecurity Skill Academy.

Infatti, in tutto il mondo le minacce alla sicurezza e il numero di violazioni sono in continuo aumento. La carenza di forza-lavoro e il divario di competenze nella cybersecurity sono i principali ostacoli allo sviluppo economico e alla sicurezza di ogni singolo Paese.

Il direttore esecutivo ENISA, Juhan Lepassaar, ha spesso ribadito a nome dell’Agenzia europea per la Cybersecurity che “la futura sicurezza del nostro mondo digitale dipenderà fortemente dalla capacità di sviluppare una forza lavoro efficiente e adeguata alla sicurezza informatica”. Attraverso il miglioramento delle competenze e la progettazione di programmi di formazione specifici, infatti, è davvero possibile affrontare il futuro digitale europeo.

trend 2023

Mobilità e lotta alla pirateria

Uno dei trend 2023 dell’Europa digitale è la mobilità, ambito in cui la digitalizzazione può operare come mezzo di rafforzamento. Per questo, sarà proposta la creazione di uno spazio comune europeo dei dati sulla mobilità, per incoraggiare lo sviluppo di soluzioni innovative.

Altre iniziative saranno dedicate alla lotta alla pirateria, più precisamente per lo streaming di eventi dal vivo, e al sostegno dell’iniziativa “Perfezionare il diritto societario digitale”. In questo modo si potrà adeguare il diritto societario dell’Unione agli sviluppi digitali, e migliorare la direttiva UE 2019/1151 sull’utilizzo di strumenti e sistemi digitali nel diritto societario (Direttiva sulla digitalizzazione).

Per un futuro digitale

In conclusione, sono numerose le azioni che la Commissione ha identificato come prioritarie nel Programma 2023. Quest’ultimo, pur essendo frutto di decisioni stabilite in un momento di grande incertezza politico-economica, è stato definito con misure e strumenti emergenziali, ma non per questo è meno ricco di contenuti.

Tra le prime azioni della Commissione dedicate ai trend 2023, infatti, ci sarà il dibattito per stabilire le priorità legislative comuni, al fine di convengere e intervenire rapidamente sia sul piano della sostenibilità ambientale, sia dal punto di vista digitale.

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IoT e privacy

In anni recenti, il comparto IoT è cresciuto in modo esponenziale, nonostante o forse soprattutto grazie alla pandemia. Tutto questo, grazie a una trasformazione da soluzioni di connettività e progetti a lungo bloccati nella fase di testing, a soluzioni prodotte e integrate con piattaforme e applicativi.

Perfino chi si occupa di analisi non misura più solo il numero di dispositivi IoT venduti, ma la quantità e tipologia di applicazioni disponibili. Secondo l’Osservatorio IoT della School of Management del Politecnico di Milano, è stata rilevata, in particolare, una crescita dell’offerta di servizi. Parliamo di 3 miliardi di euro, con un aumento del +25% dal 2020.

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT, ha dichiarato che: “Si assiste al lancio di nuove strategie e business, e a un incremento delle aspettative per il futuro”. Queste aspettative derivano anche dalle risorse destinate all’IoT dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che ammontano a 29,78 mld di euro in diversi ambiti tra cui Smart Factory, Smart City, Smart Building e Assisted Living.

Applicazioni innovative

Inoltre, l’analisi condotta dall’Osservatorio del Politecnico mostra un dato molto importante: l’80% delle grandi aziende coinvolte ha attivato servizi basati sull’Internet of Things, mentre il 36% delle grandi imprese e il 40% delle PMI ha aumentato gli investimenti.

Una spinta decisiva arriva anche dal tema della sostenibilità ecologica, poiché le soluzioni IoT aiutano a monitorare il consumo in eccesso o le emissioni tossiche. E non solo, perché le tecnologie IoT supportate da intelligenza artificiale (AI) possono essere utilizzate anche nell’ambito della logistica o per la biometria contactless, con il riconoscimento di persone e oggetti.

Nuovi rischi privacy

Tuttavia, queste nuove applicazioni, sempre più diffuse sul mercato, rappresentano un campanello d’allarme per i Data Protection Officer (DPO). Infatti, se da un lato, grazie all’IoT, l’industria sta facendo passi da gigante, dall’altro anche settori più delicati stanno utilizzando queste tecnologie. Ad esempio, possiamo citare la gestione del personale, i servizi al cittadino, la telemedicina, il fitness e benessere.

All’interno di questi ambiti particolari, i nuovi dispositivi connessi costituiscono nuove vulnerabilità, impattando sul rischio correlato al trattamento dei dati. Ogni dispositivo, infatti, rappresenta un punto di accesso per eventuali cyber attacchi. Questo include anche la situazione geopolitica in cui, molto spesso, i conflitti bellici diventano cyber war.

Per questo, la vigilanza delle istituzioni è molto elevata. I nuovi standard stabiliti in materia di sicurezza sono dedicati alla tutela dei consumatori e utenti dei servizi.

Linee guida e normative internazionali

La necessità di tutelare chi usufruisce di sistemi IoT sono molteplici, a partire dalla costituzione di validi sistemi di vigilanza. Non basta accertarsi della sicurezza fisica del dispositivo e dell’apparato, ma occorre verificare anche la riservatezza, l’integrità e la disponibilità delle informazioni trasmesse, dati personali inclusi.

Nel 2022 l’International Organization for Standardization (ISO), unitamente all’International Electrotechnical Commission (IEC), ha pubblicato lo standard ISO/IEC 27400:2022, a cui seguiranno l’anno prossimo nuovi standard ISO.

La nuova linea guida stabilisce standard relativi ai rischi e ai controlli sulla sicurezza, IoT e privacy. Infatti, sono stati individuati 45 controlli da compiere, tutti accompagnati da uno scopo ben definito, dalle parti responsabili, il dominio IoT e una guida per implementare le soluzioni IoT in sicurezza.

Di seguito alcuni dei principali controlli:

  • Stabilire una politica per la sicurezza IoT
  • Implementare linee guida per gli utenti IoT
  • Informare gli utenti sul trattamento dei dati, sulle misure di sicurezza adottate e fornire i contatti utili del servizio di supporto
  • Gestire le responsabilità dei fornitori e parti coinvolte nel trattamento dati
  • Verificare la corretta progettazione dei dispositivi e sistemi IoT, basandosi sui principi di privacy e security by design
  • Limitare la raccolta indiretta di dati, con il principio “privacy by default”

Di recente, anche l’Agenzia UE per la cibersecurity (ENISA) ha sviluppato linee guida per prevenire eventuali minacce alle infrastrutture intelligenti, evidenziando buone pratiche di sicurezza e suggerendo indicazioni utili per operatori e decisori.

Nel sito web di ENISA è presente un’area tematica interamente dedicata all’argomento, con le buone pratiche suddivise in base a settori e ambiti di applicazione. Tutte queste normative costituiscono elementi essenziali per prevenire il rischio e adempiere al Regolamento europeo per la protezione dei dati personali.

Il ruolo dei DPO per IoT e privacy

Antonello Soro, ex presidente dell’Autorità Garante, nel 2019 ha dichiarato: “Le innovazioni connesse alle tecnologie digitali sembrano scardinare le coordinate del diritto”.

Questo alla luce della diffusa carenza di un quadro normativo completo ed efficace, colmata solo in minima parte dagli standard e dalle linee guida di cui abbiamo parlato. Per questo, il ruolo dei DPO assume una sempre maggiore importanza. Il rispetto del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali deve indicare la strada per una corretta sorveglianza sui sistemi IoT.

Per la stessa ragione, l’articolo 39 del GDPR attribuisce ai DPO il compito di verificare gli adempimenti previsti dal Regolamento, nel rispetto dei principi fondamentali, nonché delle norme emanate dalle autorità internazionali. Questi standard e linee guida sono, al momento, tutto quello che abbiamo per sviluppare checklist di conformità efficaci per la sicurezza e la privacy, da utilizzare durante le attività di audit condotte nelle aziende.

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Industrial IoT

Industrial IoT, il World Manufacturing Forum di Cernobbio evidenzia la necessità della formazione per affrontare la rivoluzione digitale

Ormai è chiaro. Quando si parla di Industrial IoT, la trasformazione del settore industriale, e nello specifico dell’ambito manifatturiero, può avvenire solo attraverso le competenze degli operatori. Sarà necessario evolvere la formazione e aggiornare le conoscenze in loro possesso, per consentire alle industrie di affrontare la riconversione digitale. È questo il messaggio lanciato mediante il report presentato al World Manufacturing Forum di Cernobbio, che ha evidenziato anche i possibili scenari delle professioni future ricercate dalle aziende.

Lo skill gap interessa milioni di lavoratori

Il cosiddetto “skill gap” (divario delle competenze) è oggi sempre più evidente. In particolare, MC Kinsey stima che a livello mondiale, entro il 2030, saranno necessari circa 800 mln di posti di lavoro con qualifiche maggiori rispetto a quelli attuali. Eppure, l’incremento dell’automazione cancellerà circa 400 mln di posti di lavoro, con una quota significativa nelle regioni occidentali.

Infatti, anche se l’occupazionale della digitalizzazione ha un saldo positivo, è facile comprendere che il passaggio non sarà semplice. La sua attuazione richiederà l’aggiornamento delle competenze e della formazione, soprattutto per il settore industriale. Questo perché, già allo stato attuale, le imprese faticano a trovare professionisti in grado di comprendere le tecnologie legate all’ambiente di produzione (AI, realtà aumentata, ecc). Lavorare per un’Industria 4.0, infatti, non significa solo portare nuovi strumenti nelle fabbriche, quanto focalizzare i processi produttivi sulle persone. Per questo, le risorse devono essere dotate di competenze adeguate per svolgere le varie mansioni.

10 competenze necessarie per le imprese

Quindi, in un prossimo futuro, quali saranno le skill e competenze che le aziende richiederanno di più? Secondo lo studio del WMF, le caratteristiche principali saranno quelle elencate qui sotto:

  1. Alfabetizzazione digitale, ovvero l’abilità d’interagire, capire, abilitare e sviluppare nuovi sistemi di produzione digitale, tecnologie, applicazioni e strumenti
  2. Capacità di progettare soluzioni per l’analisi dei dati e AI, nonché d’interpretare i risultati in modo critico
  3. Problem solving creativo
  4. Mentalità imprenditoriale, con proattività e capacità di pensare fuori dagli schemi
  5. Capacità di lavorare in sicurezza ed efficacemente con le nuove tecnologie
  6. Mentalità interculturale inclusiva e diversificata
  7. Capacità di gestire cybersecurity, privacy e conservazione dei dati e delle informazioni
  8. Capacità di gestire l’aumento della complessità
  9. Competenze comunicative verso colleghi, strumenti IT e AI attraverso diverse piattaforme e tecnologie
  10. Apertura al cambiamento e capacità di trasformazione.

Uno sforzo formativo necessario

Infatti, non è un caso che i sei lavori emergenti evidenziati dalla ricerca abbiano pochi punti in comune con la produzione industriale tradizionale. Negli anni a venire, le aziende assumeranno soprattutto:

  • Digital Ethics Officer
  • Lean 4.0 Engineer
  • Industrial Big Data Scientist
  • Collaborative Robot Expert
  • IT/OT Integration Manager
  • Digital mentor

Si tratta di ruoli che richiedono competenze e professionalità relative ad aspetti qualitativi e cognitivi, non facili da ottenere. Le nuove professioni digitali per l’industria saranno, quindi riservate a pochi?

Tutti i governi, organizzazioni e società dovranno affrontare uno sforzo formativo straordinario. Dovranno sviluppare le politiche formative necessarie a creare quelle skill indispensabili nell’industria e nello smart manufacturing. E non basta, perché occorrerà lavorare anche sulla cattiva reputazione che circonda il settore. Ancora oggi, infatti, le fabbriche vengono considerate come un luogo di lavoro ricco di azioni ripetitive e povero di creatività.

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Osservatorio IoT

I valori di mercato secondo l’Osservatorio IoT 2022

Recentemente, l’Osservatorio IoT 2022 ha riscontrato una forte crescita di mercato, pari al 22% in più rispetto al 2020, che si attesta sui 7,3 mld di euro. Un risultato molto al di sopra dei livelli pre-Covid, poiché nel 2019 l’IoT valeva 6,2 mld di euro. Allo stesso tempo, l’offerta di nuove soluzioni IoT si sta incrementando con servizi di valore, grazie a grandi quantità di dati raccolti dagli oggetti connessi. Non a caso, il valore dei servizi dell’Internet delle Cose raggiunge quota 3 miliardi di euro, circa il 40% del mercato IoT complessivo, +25% rispetto al 2020.

Gli oggetti connessi in Italia sono 110 mln (circa 1,8 per abitante). Alla fine del 2021 sono state registrate 37 mln di connessioni IoT cellulari (il 9% in più rispetto al 2020) e 74 mln di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (il 25% in più). Tra queste, un’enorme contributo arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area) che sono raddoppiate in un solo anno (da 1 a 2 milioni di connessioni totali).

La spinta maggiore proviene soprattutto dalle applicazioni che sfruttano un sistema IoT non per cellulari, con un innalzamento del 30%, pari a 3,9 mld di euro. Una crescita contenuta, invece, quella delle applicazioni che sfruttano la connettività cellulare (+6% con 3,4 mld).

PNRR e IoT: cosa succederà a partire dal 2022

Le risorse del PNRR che interesseranno l’Internet degli Oggetti ammontano a 29,78 mld di euro. Di questi, 14 mld sono dedicati alle Smart Factories. 4 mld, invece, sono dedicati all’Assisted Living e alla telemedicina.

L’argomento delle Smart City riguarda varie “Missioni” elencate nel PNRR, con 2,5 mld di euro per la Rigenerazione Urbana (Missione 5), e altri 2,5 mld per la Gestione del rischio di alluvione e rischio idrogeologico (Missione 2). Inoltre, 900 mln saranno destinati a una rete idrica più digitale, per ridurre le perdite e ripartire i consumi.

E lo Smart Building non è da meno. A proposito di efficienza energetica e sostenibilità, parte degli investimenti sarà destinato alle Smart Grid. Nello specifico, 3,6 mld saranno impiegati per migliorare l’efficienza della rete, facilitando il passaggio al riscaldamento e al raffrescamento con le pompe di calore e migliorando la gestione dell’energia elettrica.

Oltre a questi elencati, ulteriori interventi saranno indirettamente legati alle tecnologie IoT Internet of Things, per poter consolidare l’infrastruttura abilitante. Ad esempio, circa 7 mld di euro saranno rivolti alle reti ultraveloci, con banda ultra-larga e 5G. E sono previsti anche 8,4 mld per il rinnovo dei mezzi di trasporto (treni, autobus e navi), e 4,8 mld per digitalizzare la logistica.

Internet of Things IoT, aumentano gli investimenti

Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio IoT 2022, con 95 grandi imprese e 302 PMI italiane coinvolte nell’Industrial IoT, emerge che l’80% delle grandi aziende ha già attivato servizi basati su Internet Things, con un aumento del 4% rispetto al 2020.

Da un lato, quindi, le grandi aziende hanno compreso appieno le potenzialità di queste nuove misure, in quanto il 70% ritiene che il PNRR porterà grandi opportunità per investire in tecnologie IoT. Dall’altro, le PMI non sanno fornire un parere sull’argomento (28% delle imprese esaminate), evidenziando una sostanziale distanza rispetto al tema.

Le dimensioni aziendale, infatti, determinano il livello di conoscenza delle applicazioni per l’Industrial IoT. Se il 96% delle grandi aziende dichiara di conoscere le soluzioni per l’Industria 4.0, solo il 46% delle piccole aziende ne ha sentito parlare. E mentre il 69% delle “big companies” ha avviato almeno un progetto, solo il 27% delle PMI si è cimentato nell’impresa.

Facendo un raffronto con il 2020, si attesta solo una lieve riduzione del gap (-3%) esistente tra grandi imprese e PMI in termini di conoscenza. L’aumento è lieve (+3%) anche per la diffusione dei progetti. Le PMI, quindi, non riescono ancora a viaggiare verso l’innovazione tecnologica 4.0.

Tecnologie LPWA

Tutte le diverse tecnologie che vanno sotto il nome di Low Power Wide Area – LPWA (banda non-licenziata) sono sempre più diffuse per lo sviluppo di soluzioni IoT, grazie a una raggiunta maturità tecnologica che si sta consolidando in modo sempre più ampio.

Il 2021, in particolare, è stato un anno rilevante per le tecnologie LoRaWAN e SigFox. Il LoRaWAN è stato riconosciuto come lo standard dall’International Telecommunication Union (ITU-T), principale ente di standardizzazione per le tecnologie di comunicazione. E SigFox sta rafforzando la sua presenza sul mercato con l’installazione di nuove reti.

Per quanto riguarda l’interoperabilità, l’evoluzione delle tecnologie abilitanti prosegue la sua strada con il rafforzamento degli ecosistemi digitali. Nel 2021, in particolare, lo sforzo congiunto delle aziende membri della Connectivity Standard Alliance (CSA) si è rivolto alla stesura delle specifiche di Matter. Si tratta del protocollo per l’interoperabilità della Smart Home, anche se in ritardo sulla timeline del 2020.

E le prime dimostrazioni, presentate al CES di Las Vegas all’inizio del 2022, testimoniano il discreto avanzamento delle specifiche oggi definite, e la crescente presenza della tecnologia a supporto degli standard aziendali nel mercato globale.

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AI-Italia-competenze-digitali-per-le-aziende

L’Artificial Intelligence in Italia è un argomento dibattuto, tanto che sono 45.000 i paper pubblicati in soli 5 anni. Eppure, solo il 6% delle imprese utilizza AI e IoT

Come cambia il mondo in 5 anni? Molto, se consideriamo che l’AI in Italia è diventato uno degli argomenti scientifici più dibattuti nel nostro Paese e non solo. In soli 5 anni, l’Italia si è piazzata al nono posto tra i dieci Paesi più attivi del mondo nella ricerca sull’intelligenza artificiale, con 45.000 pubblicazioni.

Il progresso tecnologico prosegue la sua corsa a un ritmo serrato, e anche l’intelligenza artificiale diventa più sofisticata. Giorno dopo giorno, aumentano i nuovi servizi per le imprese basati su questa tecnologia, nonché le sue applicazioni tra cui i sistemi IoT.

Eppure, in Italia l’utilizzo dell’AI nelle imprese procede in maniera molto lenta. A tal proposito, secondo un’analisi di Eurostat, nell’UE solo 2 aziende su 10 hanno introdotto sistemi d’intelligenza artificiale. L’Italia, invece, scende al 6%. Eppure il nostro mercato ha enormi potenzialità, come confermato da Assintel che stima si raggiungeranno 1,4 miliardi di euro già il prossimo anno, con un +40% rispetto al triennio.

AI Italia – competenze digitali per le aziende

Mentre da un lato, quindi, assistiamo a un mercato in espansione, dall’altro si evidenzia una grande difficoltà da parte delle imprese, forse legata alla fatica di restare al passo con la rapidità di evoluzione propria dell’AI.

Se così fosse, le imprese dovranno porsi come obiettivo riuscire a comprendere i servizi e i vantaggi legati all’Intelligenza Artificiale e alle sue applicazioni, ad esempio l’IoT, perché si tratta d’informazioni a cui, spesso, sembrano non avere accesso. Le potenzialità sono tante: snellire i processi, prendere decisioni basate sui dati, aumentare l’efficienza, migliorare il rapporto con clienti e utenti, ottimizzare i magazzini, automatizzare processi standardizzati e aumentare le risorse dedicate ad altri progetti.

Eppure, in Italia le imprese non hanno figure professionali in grado d’interpretare e comunicare questi vantaggi. C’è carenza di data scientist capaci di far capire agli imprenditori come e perché dovrebbero investire sull’AI e IoT.

Il data scientist del futuro

Come rilevato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, il numero di data scientist è cresciuto del 28% nel 2021 rispetto all’anno precedente. La progressione, però, non è omogenea poiché riguarda solo le grandi aziende, che avevano già iniziato a investire nel passato. Il 49% delle grandi aziende ha almeno un data scientist e il 59% almeno un data engineer. Nelle PMI, invece, spesso non sono proprio presenti.

In ogni caso, sembra che sia solo una questione di tempo. Anche in Italia stanno aumentando i corsi universitari pensati per questo tipo di professionisti e la loro immissione nel mondo del lavoro. Queste figure sapranno valutare quali servizi AI possono portare benefici nella propria azienda, in svariati settori produttivi. Infatti, l’AI è una commodity per le imprese che non serve a risolvere una singola esigenza, ma è potenzialmente in grado di risolverle tutte.

In futuro, probabilmente, i data scientist capiranno che l’intelligenza artificiale funziona come altre innovazioni tecnologiche. Ovvero, la maggior parte di noi non saprà spiegare esattamente come funzioni, anche se la usiamo quotidianamente. Eppure sarà al servizio di imprese e persone.

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IoT-dispositivi-2022-in-crescita

Dispositivi IoT connessi: nel 2022 in crescita del 18% per un totale di 14,4 miliardi a livello globale

Il mese scorso, IoT Analytics ha pubblicato un report approfondito sullo “Stato dell’Internet of Things – Edizione primavera 2022”. Questo rapporto offre dati aggiornati sull’attuale mercato e sulle previsioni dell’IoT, che includono sviluppi macroeconomici, uno sguardo ai 100 maggiori round di finanziamento IoT e molto altro.

Knud Lasse Lueth, CEO di IoT Analytics, ha dichiarato: “Nel 2022, il mercato dell’Internet delle cose dovrebbe crescere del 18% e fino a 14,4 miliardi di connessioni attive. Entro il 2025, con l’allentarsi dei vincoli di fornitura e l’ulteriore accelerazione della crescita, ci saranno circa 27 miliardi di dispositivi IoT connessi”.

L’analista di IoT Analytics Mohammad Hasan ha aggiunto che: “L’IoT sta ancora affrontando una serie di sfide: catena di approvvigionamento vincolata, inflazione, nuovi ceppi del virus, crisi geopolitica. Eppure, le condizioni di forte domanda continuano a supportare la redditività della maggior parte dei player con riferimento all’IoT”.

Aggiornamenti di mercato Internet Things: i trend del 2022

Dunque, la carenza di chip continua a rallentare la ripresa del mercato dell’Internet delle cose. Il numero di connessioni IoT globali è cresciuto dell’8% nel 2021 fino a 12,2 miliardi di endpoint attivi: una crescita decisamente inferiore rispetto agli anni precedenti.

Nonostante la domanda di soluzioni IoT in forte espansione e un sentiment positivo nella comunità IoT, si prevede che l’impatto della carenza di chip sul numero di dispositivi connessi proseguirà ben oltre il 2023. Altri ostacoli per i mercati IoT sono costituiti dalla pandemia COVID-19 in corso e dalle interruzioni generali della catena di approvvigionamento. Nel 2022, il mercato dell’Internet degli oggetti dovrebbe crescere del 18%, fino a 14,4 miliardi di connessioni attive. Entro il 2025, con l’allentamento dei vincoli di fornitura e con l’ulteriore accelerazione della crescita, potrebbero esserci circa 27 miliardi di dispositivi IoT connessi.

Sia i dati effettivi per il 2021 che le attuali previsioni per il 2025 sono inferiori a quanto stimato in precedenza. La stima per il 2021 era di 12,3 miliardi di dispositivi IoT connessi, mentre la previsione per il 2025 era di 27,1 miliardi di dispositivi.

Vediamo, ora, dove potremmo essere diretti nei prossimi anni.

Internet of Things IoT nel 2022: sentiment attuale del mercato

Attualmente, il sentiment per le aziende nel settore digitale e IoT rimane positivo, nonostante sia in calo rispetto ai massimi del quarto trimestre 2021. Il Covid-19 ha accelerato l’adozione del sistema IoT.

Phil Gallagher, CEO di Avnet, ha dichiarato che: “Una forte domanda è stata nuovamente diffusa nei nostri mercati finali [nel primo trimestre del 2022]. Nel complesso, continuiamo a prevedere condizioni favorevoli della domanda, che si manterranno per tutta la seconda metà dell’anno”.

Anche Phil Brace, CEO di Sierra Wireless, ha affermato: “Stiamo assistendo a un continuo slancio nei mercati chiave dell’IoT, inclusi quelli industriali, aziendali, energetici e di primo intervento. La pandemia di COVID-19 ha accelerato l’Industria 4.0″.

Da un punto di vista regionale, il sentiment in Nord America è in testa, con l’Asia Pacifica in ritardo, in particolare la Cina, dove i nuovi blocchi COVID-19 sono visti come una minaccia-chiave alla crescita del business nella regione.

IoT dopo il 2022: macro temi che influiscono sulle previsioni dei dispositivi IoT

Nella ricerca effettuata da IoT Analytics sono stati messi in evidenza otto macro-temi da tenere d’occhio, molti perfino correlati tra loro. Eccone alcuni:

  1. Inflazione. Le previsioni di crescita globale sono in calo. L’inflazione supera il 5% annuo nella maggior parte delle principali economie del mondo, aumentando le aspettative di aumento dei tassi di interesse e un successivo raffreddamento dell’economia.
  2. La guerra in Ucraina. La terribile guerra si aggiunge alle interruzioni dell’approvvigionamento e alle preoccupazioni per l’inflazione. Il ministro di Stato per l’elettronica e l’informatica in India, Rajeev Chandrasekhar, ha dichiarato: “Il conflitto Russia-Ucraina ha avuto un impatto sulle catene di approvvigionamento in numerosi settori, tra cui l’industria dei semiconduttori. Il conflitto potrebbe avere un impatto particolare sulla fornitura di gas Neon ed esafluorobutadiene, elementi essenziali per la produzione di chip semiconduttori”.
  3. La guerra per i talenti digitali. Molte aziende stanno affrontando un’enorme sfida per trovare manodopera qualificata per andare avanti con la trasformazione digitale, l’IA, l’IoT e i progetti cloud. Il numero di annunci di lavoro che includevano “IoT” è cresciuto del +32% tra luglio 2021 e aprile 2022. Gli annunci di lavoro che includevano “AI” (+48%), “Edge Computing” (+53%) e “5G” (+ Il 52%) erano ancora di più.

A causa di alcuni di questi fattori macro, le aziende sono costrette a concentrarsi maggiormente sull’efficienza operativa per evitare le pressioni sui costi e garantire la fornitura ai clienti.

Altri punti salienti dello studio sullo stato dell’IoT

Siamo a livelli record per gli investimenti in VC delle aziende IoT. Il finanziamento di Global VC per le aziende incentrate sull’IoT è aumentato fino a $ 1,2 miliardi nel primo trimestre del 2022, rispetto ai soli 266 milioni di dollari nel primo trimestre del 2021. Con meno accordi in totale, eppure con una serie di round di finanziamento notevoli. Gli investimenti più recenti si sono concentrati su intelligenza artificiale e analisi, sicurezza informatica e connettività IoT.

Diverse grandi acquisizioni sono incentrate sull’IoT. Le aziende specializzate in intelligenza artificiale e analisi, software IoT e semiconduttori o chip rappresentano collettivamente circa il 45% di tutte le principali acquisizioni tra il terzo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022. Molti di questi accordi sono stati guidati dal desiderio di creare prodotti dotati di un più completo stack tecnologico, riducendo la dipendenza dall’esterno. Tra gli annunci più rilevanti ci sono l’acquisizione di Blue Yonder da parte di Panasonic (8,5 miliardi di dollari) e l’acquisizione di Ecobee da parte di Generac Power Systems (770 milioni di dollari).

In conclusione

La crescita del numero di dispositivi connessi è rallentata nel 2021, tuttavia si prevede una nuova accelerazione nel 2022 e negli anni successivi. Nonostante l’inflazione e le interruzioni prolungate dell’offerta per il mercato IoT, il sentiment generale continua a essere positivo. E il numero di dispositivi IoT connessi dovrebbe raggiungere ben 14,4 miliardi entro la fine del 2022.

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Abb, a Dalmine la prima fabbrica 4.0 a “impatto zero”, verso la carbon neutrality grazie a digitalizzazione e IoT

Si trova a Dalmine, in provincia di Bergamo, il primo stabilimento Abb italiano a raggiungere il riconoscimento di fabbrica “Mission to zero”. L’obiettivo dello stabilimento a impatto zero è stato raggiunto con l’introduzione d’innovazioni tecnologiche e digitalizzazione che hanno permesso di tagliare del 25% le emissioni di CO2 dello stabilimento.

ABB è una nota multinazionale elettrotecnica svizzero-svedese con sede a Zurigo, operante nel settore della robotica, dell’energia e dell’automazione in oltre 100 paesi. Nel 2018 si è classificata al 341º posto nella lista di Fortune Global 500.

La multinazionale ha come obiettivo il raggiungimento della “carbon neutrality” in tutte le sue attività entro il 2030. “Mission to zero” fa parte di questo percorso ed è un aspetto fondamentale per la creazione di una supply chain più sostenibile per i clienti.

Lo stabilimento storico di Dalmine, costruito nel 1979, copre 45.000 mq. e viene utilizzato da Abb per produrre interruttori e quadri elettrici di media tensione.

Nel 2020 Abb Dalmine è stata riconosciuta Lighthouse plant dal Ministero dell’economia (MISE) nell’ambito di un piano di promozione dello sviluppo digitale e dell’utilizzo di tecnologie innovative per il settore industriale. Ed è diventata esempio concreto di come le tecnologie digitali si applicano ai processi produttivi.

Monitoraggio energetico grazie all’IoT

Il programma Mission to zero mira a creare esempi di siti produttivi a basse emissioni che possano essere replicati da partner Abb e clienti in tutto il mondo, per strutture nuove o già esistenti. Il programma si basa su una serie di attività per migliorare la sostenibilità in tutte le attività di un sito, dalla riduzione delle emissioni di CO2 alla conservazione delle risorse.

Il sito di Dalmine è già alimentato con il 100% di energia verde da fonti rinnovabili certificate Enel Green Power. Tuttavia, per raggiungere lo status di Mission to zero, i tre edifici della fabbrica sono stati dotati di 4.000 m2 di pannelli fotovoltaici. I pannelli generano una potenza di picco che fornisce circa il 20% del fabbisogno energetico della fabbrica e aiuta a bilanciare la domanda del sistema di aria condizionata nei mesi estivi.

Con più di 70 sensori installati in tutto lo stabilimento, la piattaforma Abb Ability energy and asset manager sfrutta l’Internet of things (IoT) per monitorare il consumo di energia ed evidenziare le opportunità di risparmio energetico. Sulla base dei risultati del monitoraggio, ad esempio, il sistema d’illuminazione esterna è stato sostituito con lampade a Led ad alta efficienza, riducendo il consumo di 76.000 kWh all’anno. Cioè, l’energia necessaria per ricaricare la crescente flotta di veicoli elettrici del sito.

Approccio basato sull’economia circolare

Basandosi su un approccio di economia circolare, il team dedicato alla sostenibilità dei prodotti Abb analizza e certifica fornendo il Life cycle assessment e le dichiarazioni ambientali di prodotto (Epd). Inoltre, a Dalmine si presta grande attenzione alla conservazione delle risorse per ridurre gli sprechi, ad esempio riutilizzando casse di plastica per il trasporto dei componenti tra le fabbriche Abb in Europa e l’uso di plastica riciclata per gli imballaggi.

Con queste iniziative, Dalmine ha ridotto le emissioni di CO2 di circa 2.200 tonnellate negli ultimi due anni. L’equivalente delle emissioni di un’auto che percorre 360 giri attorno alla Terra lungo l’Equatore.

E non solo, perché da anni Abb Dalmine è parte del progetto Workplace health promotion per la promozione di buone pratiche per la salute dei dipendenti, tra cui il contrasto al fumo (lo stabilimento è “Fabbrica libera dal fumo” dal 2016), la corretta alimentazione e uno stile di vita sano.

Supply chain sostenibile: un modello replicabile

Il presidente della divisione Distribution solutions di Abb, Alessandro Palin, ha dichiarato: “I nostri clienti vogliono rendere le loro supply chain più sostenibili e si rivolgono sempre più spesso a noi per le dichiarazioni ambientali di prodotto Epd”. Inoltre, ha precisato che “Lo stabilimento di Dalmine è un modello replicabile dai nostri clienti: un esempio positivo di come tecnologie innovative e digitalizzazione possono ridurre le emissioni del 25%”.

Il Direttore dell’unità produttiva di Dalmine, Massimiliano Callioni, ha affermato: “Fondamentale per il raggiungimento di questo importante risultato, oltre alle innovative tecnologie IoT installate, è stato il coinvolgimento attivo dei dipendenti che supportano le pratiche sostenibili nelle loro attività di tutti i giorni, anche attraverso il corretto smaltimento dei rifiuti e un utilizzo più attento di carta e plastica”.

Un esempio tangibile di come uno sviluppo intelligente, basato su tecnologie IoT, può contribuire a migliorare il nostro pianeta.