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L’Artificial Intelligence in Italia è un argomento dibattuto, tanto che sono 45.000 i paper pubblicati in soli 5 anni. Eppure, solo il 6% delle imprese utilizza AI e IoT

Come cambia il mondo in 5 anni? Molto, se consideriamo che l’AI in Italia è diventato uno degli argomenti scientifici più dibattuti nel nostro Paese e non solo. In soli 5 anni, l’Italia si è piazzata al nono posto tra i dieci Paesi più attivi del mondo nella ricerca sull’intelligenza artificiale, con 45.000 pubblicazioni.

Il progresso tecnologico prosegue la sua corsa a un ritmo serrato, e anche l’intelligenza artificiale diventa più sofisticata. Giorno dopo giorno, aumentano i nuovi servizi per le imprese basati su questa tecnologia, nonché le sue applicazioni tra cui i sistemi IoT.

Eppure, in Italia l’utilizzo dell’AI nelle imprese procede in maniera molto lenta. A tal proposito, secondo un’analisi di Eurostat, nell’UE solo 2 aziende su 10 hanno introdotto sistemi d’intelligenza artificiale. L’Italia, invece, scende al 6%. Eppure il nostro mercato ha enormi potenzialità, come confermato da Assintel che stima si raggiungeranno 1,4 miliardi di euro già il prossimo anno, con un +40% rispetto al triennio.

AI Italia – competenze digitali per le aziende

Mentre da un lato, quindi, assistiamo a un mercato in espansione, dall’altro si evidenzia una grande difficoltà da parte delle imprese, forse legata alla fatica di restare al passo con la rapidità di evoluzione propria dell’AI.

Se così fosse, le imprese dovranno porsi come obiettivo riuscire a comprendere i servizi e i vantaggi legati all’Intelligenza Artificiale e alle sue applicazioni, ad esempio l’IoT, perché si tratta d’informazioni a cui, spesso, sembrano non avere accesso. Le potenzialità sono tante: snellire i processi, prendere decisioni basate sui dati, aumentare l’efficienza, migliorare il rapporto con clienti e utenti, ottimizzare i magazzini, automatizzare processi standardizzati e aumentare le risorse dedicate ad altri progetti.

Eppure, in Italia le imprese non hanno figure professionali in grado d’interpretare e comunicare questi vantaggi. C’è carenza di data scientist capaci di far capire agli imprenditori come e perché dovrebbero investire sull’AI e IoT.

Il data scientist del futuro

Come rilevato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, il numero di data scientist è cresciuto del 28% nel 2021 rispetto all’anno precedente. La progressione, però, non è omogenea poiché riguarda solo le grandi aziende, che avevano già iniziato a investire nel passato. Il 49% delle grandi aziende ha almeno un data scientist e il 59% almeno un data engineer. Nelle PMI, invece, spesso non sono proprio presenti.

In ogni caso, sembra che sia solo una questione di tempo. Anche in Italia stanno aumentando i corsi universitari pensati per questo tipo di professionisti e la loro immissione nel mondo del lavoro. Queste figure sapranno valutare quali servizi AI possono portare benefici nella propria azienda, in svariati settori produttivi. Infatti, l’AI è una commodity per le imprese che non serve a risolvere una singola esigenza, ma è potenzialmente in grado di risolverle tutte.

In futuro, probabilmente, i data scientist capiranno che l’intelligenza artificiale funziona come altre innovazioni tecnologiche. Ovvero, la maggior parte di noi non saprà spiegare esattamente come funzioni, anche se la usiamo quotidianamente. Eppure sarà al servizio di imprese e persone.

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